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Il giorno 14 Maggio 2017 alle ore 16,30 l'Arcivescovo di Firenze GIUSEPPE BETORI consacra la nuova chiesa di Calenzano dedicata a Maria Santissima Madre di Dio. Un migliaio di persone dentro e qualche centinaio fuori, sul sacrato e nei prati intorno hanno partecipato al rito di dedicazione dell'altare e della nuova chiesa Maria Santissima Madre di Dio a Calenzano presieduta dall'arcivescovo GIUSEPPE BETORI.

Nell'omelia Betori ha poi detto che a chi domanda il perché di una nuova chiesa, "rispondiamo che ponendo questo edificio accanto all'imponente sviluppo urbano" di Calenzano degli ultimi anni, "abbiamo voluto offrire alla gente" del territorio un luogo in cui "potersi raccogliere nell'ascolto della parola di Dio e nella celebrazione dei sacramenti, per edificare una comunità che, animata dallo Spirito Santo, viva la comunione nella fraternità e costruisca gesti di carità verso tutti".

Riportiamo di seguito il commento fatto dal CORRIERE DELLA SERA "Corriere Fiorentino" ed il testo dell'omelia proclamata dall'Arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori


* Dal Corriere Fiorentino

CALENZANO (Firenze) Questo pomeriggio centinaia di persone hanno affollato i giardini di fronte alla chiesa "Maria Santissima Madre di Dio", il nuovo edificio ecclesiastico consacrato al culto dal cardinale Giuseppe Betori. "Una grande gioia pervade il nostro animo mentre siamo qui riuniti per dedicare a Dio questa nuova chiesa con la celebrazione del sacrificio del Signore", ha detto il cardinale. "Siamo nella gioia per aver portato a compimento un'impresa non facile, per la quale lodiamo il Signore, che l'ha ispirata e sostenuta, e ringraziamo quanti vi hanno contribuito. Partecipiamo con fervore a questi sacri riti, in religioso ascolto della parola di Dio, perché la nostra comunità, nata da un solo Battesimo e nutrita dalla stessa mensa eucaristica, cresca in tempio spirituale e intorno all'unico altare si rafforzi e progredisca nell'amore che lo Spirito Santo diffonde nei nostri cuori", ha aggiunto Betori. Il complesso, progettato dall'Architetto Fabrizio Rossi Prodi, include la nuova chiesa, la parte destinata alla residenza del clero, aule per la catechesi e il salone parrocchiale per una superficie complessiva di circa 2.500 mq ed occupa un lotto di terreno di circa 5.500 mq compreso fra via della Conoscenza, via Puccini e via Pertini. L'edificio é costruito quasi interamente in marmo travertino. L'architetto Fabrizio Rossi Prodi spiega che "la facciata ed il campanile si presentano come fasce: si tratta di un omaggio e di un richiamo al velo di Maria". I giardini innanzi alla chiesa sono il sagrato naturale di un edificio che Calenzano attendeva da molto tempo, come ha tenuto a precisare il sindaco della città Alessio Biagioli: "Sono vent'anni che se ne parlava ed oggi finalmente - grazie al rispetto dei tempi da parte delle ditte che hanno lavorato negli ultimi due anni - siamo arrivati ad avere una chiesa nella città nuova". (Giorgio Bernardini)


* " Testo dell'omelia proclamata dall'Arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori in occasione della dedicazione al culto della nuova chiesa "Maria Santissima Madre di Dio" a Calenzano (Fi).

Ho dato inizio a questo solenne rito dicendo che "una grande gioia pervade il nostro animo mentre siamo qui riuniti per dedicare a Dio questa nuova chiesa con la celebrazione del sacrificio del Signore". Siamo nella gioia per aver portato a compimento un'impresa non facile, per la quale lodiamo il Signore, che l'ha ispirata e sostenuta, e ringraziamo quanti vi hanno contribuito.

Vi ho poi esortato con queste parole: "Partecipiamo con fervore a questi sacri riti, in religioso ascolto della parola di Dio, perché la nostra comunità, nata da un solo Battesimo e nutrita dalla stessa mensa eucaristica, cresca in tempio spirituale e intorno all'unico altare si rafforzi e progredisca nell'amore che lo Spirito Santo diffonde nei nostri cuori". A chi chiede perché si é voluta erigere una nuova chiesa rispondiamo che, ponendo questo edificio accanto all'imponente sviluppo urbano che Calenzano ha registrato negli ultimi anni, abbiamo voluto offrire alla gente di questo territorio un luogo in cui, come ha ricordato il testo liturgico, potersi raccogliere nell'ascolto della parola di Dio e nella celebrazione dei sacramenti, per edificare una comunità che, animata dallo Spirito Santo, viva la comunione nella fraternità e costruisca gesti di carità verso tutti.

Sono traguardi importanti in una società dispersa e divisa, dominata da istinti egoistici e che così poco si cura dei più deboli e indifesi. Essere cristiani significa andare controcorrente rispetto ai modelli dominanti nel mondo di oggi e richiede quindi nutrimento assiduo, dalla parola di Dio e dai sacramenti, come auspico vogliate qui attingere con fedeltà. L'edificio materiale che é stato costruito é infatti segno dell'edificio spirituale della comunità dei discepoli di Gesù che vi si riunisce e luogo in cui questa comunità si costruisce in "edificio spirituale", come ha ricordato l'apostolo Pietro nella sua lettera (1Pt 2,5); una costruzione che non nasce delle mani dell'uomo, bensì é opera di Dio stesso. É Dio infatti a chiamarci "dalle tenebre alla sua luce meravigliosa", e noi ci riconosciamo come un "popolo che Dio si é acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui" (1Pt 2,9). Senza il dono di Dio, senza la grazia che egli comunica mediante la sua parola e i suoi sacramenti noi non possiamo vivere. Così ci edifichiamo - ha ribadito l'apostolo Pietro - come "pietre vive (···) per un sacerdozio santo" e diventiamo "la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si é acquistato" (1Pt 2,5.9).

Lo spazio fisico della chiesa costituisce l'ambiente in cui questa comunicazione di grazia si realizza ed esprime simbolicamente sia la comunione della comunità dei credenti con Dio e come fratelli, sia, nell'interazione tra i vari luoghi liturgici - altare, ambone, fonte battesimale, tabernacolo - e tra i segni della fede - crocifisso, immagine di Maria, via crucis - le ricchezze delle fonti di grazia a cui il Signore ci fa attingere. Nell'intreccio tra dimensione verticale, trascendente, e orizzontale, comunitaria, si esprime la natura stessa della Chiesa come corpo di Cristo, popolo di Dio, e viene indicata la strada della sua edificazione giorno dopo giorno secondo la volontà del Padre. Vi esorto ad attingere con consapevolezza e con assiduità alle fonti della vita di fede, alla parola di Dio e ai sacramenti, nella comunione fraterna.

Ma la vita nuova che qui ha le sue radici ci é data non solo perché conduca noi stessi all'unione con Dio e alla comunione tra i fratelli nella fede: essa diventa principio di unità per tutto il genere umano. San Pietro ha anche ricordato infatti che Dio ci ha scelti come suo popolo per proclamare "le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce" (1Pt 2,9). L'opera meravigliosa che Dio ha compiuto é il dono della sua riconciliazione con il mondo e, quindi, la capacità data a chi l'accoglie di fare del mondo un luogo di riconciliazione. Mai come oggi sentiamo l'urgenza di trovare riconciliazione e pace per l'umanità. In un mondo sconvolto da guerre, genocidi, terrorismo, miseria e migrazioni forzate, ci interroghiamo sgomenti se il nostro futuro debbano essere lo scontro di civiltà e l'indifferenza di fronte ai drammi dei conflitti e della povertà. Essere Chiesa segno della riconciliazione di Dio, vuol dire testimoniare la forza di riconciliazione e di amore che scaturisce dal Vangelo di Gesù. L'edificio della Chiesa, che noi siamo, deve risplendere di questa speranza operosa e di questa carità illuminata dal dono della vita del Signore.

Ma questa testimonianza é possibile solo se trova un saldo fondamento, che la fede ci dice essere la persona stessa di Gesù. La prima lettera di Pietro ci ha indicato la strada per diventare "pietre vive" (1Pt 2,5) di una comunione irradiante, invitandoci a stringerci "al Signore, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio" (1Pt 2,4). É Gesù Cristo la "pietra d'angolo" (1Pt 2,6), su cui fondare e far crescere la nostra forza di comunione, per noi e per il mondo intero.

Celebrare la dedicazione di questa chiesa significa anche ricordare che la chiesa-edificio é il "segno visibile dell'unico vero tempio che é il corpo personale di Cristo e il suo corpo mistico, cioé la Chiesa sposa e madre", come si trova scritto nelle Premesse del Rito della dedicazione di una chiesa. Per questo, "al di là della sacralizzazione dello spazio materiale, (···) siamo stimolati a cogliere nel Cristo uomo-Dio la vera sacralità che da lui si comunica a tutto il popolo santo e sacerdotale" (Ivi).

Il significato di questo rimando alla persona di Cristo lo indica la pagina del vangelo di Giovanni, cioé le parole di Gesù sul culto "in Spirito e verità" (Gv 4,23), un'adorazione del Padre resa possibile solo dall'azione dello Spirito in noi e dalla comunione che abbiamo con la persona del Figlio di Dio fatto uomo, rivelazione della verità. Solo Gesù, verità del Padre e comunicatore dello Spirito, ci apre alla piena e autentica adorazione di Dio. É un'adorazione che non si risolve in un atto interiore o spiritualistico, ma ha il suo paradigma nel dono che Cristo fa di sé sulla croce e la sua espressione nella pratica del comandamento della carità. É quanto significa e produce l'Eucaristia, anche questa Eucaristia che stiamo celebrando. Questa celebrazione produca in noi un ritorno sempre più coerente a Cristo e un lasciarci guidare da lui in un esercizio perfetto del dono di noi stessi a tutti.

Della Chiesa, che noi siamo e di cui questo edificio é segno, tra poco sentiremo parlare così nella Preghiera di dedicazione: "Questo luogo é segno del mistero della Chiesa, santificata dal sangue di Cristo··· Chiesa santa, vigna eletta del Signore··· Chiesa beata, dimora di Dio tra gli uomini··· Chiesa sublime, città alta sul monte···". Parole in cui é riassunta la nostra identità di comunità di discepoli di Gesù, che tutto abbiamo ricevuto da lui, dal suo sacrificio, per sola grazia; che é chiamata ad estendersi nel mondo per dare sapore alla storia degli uomini; che ha il compito grave ma esaltante di essere il segno di Dio e della sua volontà per tutti; che deve essere testimone coerente della verità del Vangelo da cui tutti devono poter essere illuminati. É questa la Chiesa per la quale Papa Francesco, nel novembre del 2015 a Firenze, ha proposto un sogno: essere una Chiesa "inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà" (Discorso al V Convegno nazionale della Chiesa italiana, 10 novembre 2015). Un invito e un sogno che sentiamo particolarmente rivolto a noi.

Compito impegnativo, che ci dice che oggi é sì giorno di gioia ma anche giorno di responsabilità. Per questo lo alimentiamo con la preghiera: preghiamo in questa chiesa quest'oggi e nei giorni a venire.


Giuseppe card. Betori
Arcivescovo di Firenze
 


PIEVE DI CALENZANO

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